Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

Dopo questo sogno ne fa un altro in cui lei si trova in anticamera nell'appartamento in cui abitava nei primi anni di vita. Tocca del vetro sul pavimento (preciserà poi che passa la mano su quella che sembrava della sabbia di vetro) e si fa un piccolissimo taglietto a un dito. È assalita dalla paura e pensa alla... esita... vaccinazione. In realtà il riferimento è alla sua paura dell'ingravidamento che prende le forme disordinate del panico per il tetano. La vaccinazione allude a pratiche anticoncezionali. Le viene in mente che la madre nei giorni appena trascorsi le ha detto qualcosa che non sapeva: la stanza che ha sempre conosciuto come la sala era stata invece in precedenza divisa in due stanze, una era la camera da letto dei genitori e l'altra, contigua all'anticamera del sogno, era lo studio del padre avvocato. Dice di non ricordare niente di questo assetto ma subito dopo riferisce una scena che deve risalire a quando aveva un anno e mezzo. Si trova, come nel sogno, proprio nell'anticamera, fuori, quindi, dall'antico studio del padre. Dentro, il padre, che riceveva dei regali a Natale, apre una scatola contenente delle bottiglie. Ricorda del raso all'interno e i colori, giallo e rosso. Questi colori sono per lei significativi. Considera il sabato giallo e la domenica rossa. Il rosso è il colore della sua fobia, fobia per il pomodoro nel condimento della pasta, per il sangue a cui si collega il problema delle mestruazioni. Ma giallo e rosso sono anche le nuove forme assunte dalle due strutture, il giallo del sabato per la struttura ebraica, il rosso domenicale per la struttura cattolica. Si definisce anche che la fobia del sangue e il grande «fastidio» delle mestruazioni viene da un punto di vista «ebraico» cui inconsciamente la paziente pare ricollegarsi. È entrato in funzione l'apparato del luogo della fobia. Divisione dei locali, contiguità di spazi erotici e professionali, la menzogna manifestata dai vetri (il padre ebreo 118

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