snonna, nonna e madre) che le precede, è la soglia che le immette, con la menopausa, in quella che si presenta ancora come una biforcazione: quella tra il non-essere della depressione e il prolungamento della vita fin dentro la morte che è l'estremo difficile da mantenere di un erotismo emancipato dalla genitalità. Per la durata di un decennio un torneo di amore e di morte si svolge con i colori del sangue e dell'ebraismo. Dopo quasi 10 anni punteggiati e puntellati dal sogno che, come spiga matura, mi portava a ogni seduta, un sogno ben formato e riscaldato dal tepore di un piccolo sole interno, Pia mi sorprende per la svogliatezza con cui accenna a sogni mal definiti. Dice che da qualche tempo fa dei sogni strani, come se dovesse scendere da qualche struttura. Per esempio, racconta di malavoglia, ha sognato di essere aggrappata a un reticolato, sospeso su una specie di abisso. In un altro sogno invece è vicina a una chiesa e si trova arrampicata sopra una costruzione di sedie accatastate. I due esempi, presentati in modo frettoloso e casuale, sono in realtà proprio le due «strutture» familiari cui è appesa la sua vita. Pia è figlia di padre ebreo e di madre cattolica. Numerosi componenti della famiglia paterna hanno subito persecuzioni e deportazioni. Alcuni sono morti in campi di concentramento. La parola «reticolato» viene evidentemente da un vocabolario bellico ed è tanto più strana in quanto in anni di analisi questa analizzante, salvo riportare all'inizio in modo cronachistico i propri dati, non ha mai usato alcun termine o concetto riferibile a una guerra. La parola reticolato è quasi un lapsus in cui la donna incappa nel momento in cui comincia a mettere in questione la propria «distrazione» sul problema della procreazione: avrebbe potuto dire «rete» un termine che nei sogni di molti individui anche di sesso maschile compare legato ai processi biologici della riproduzione, processi indifferentemente embriologici e tanatologici, nascite e cancro. 117
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