Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

tersi del fenomeno che nel 1918 colpì Freud e gli psicoanalisti impegnati nello studio delle nevrosi di guerra della prima guerra mondiale: e cioè che la fine dei combattimenti, nel nostro caso una fine ritardata fino a 44 anni di distanza, avesse fatto scomparire i nevrotici di guerra. Ma questa supposizione è smentita da sogni come quello dell'adolescente «reduce» di cui ho parlato o da un altro sogno di una paziente nata nel 1972 di cui mi si parla in supervisione. Fa la scuola d'arte, ha la madre americana. Soffre di un'acutissima crisi di solitudine. La sorella si è sposata da poco e due amiche l'hanno abbandonata per frequentare compagnie socialmente più elevate. Lei preferisce mescolarsi ad ambienti che negli anni '60 si sarebbero detti underground e che ora la diffusione delle droghe e di altri mezzi di stordimento ha spogliato di ogni fascino culturale. Il sogno è questo, ci sono dei vestiti marroncini con canottiere bianche. Lei è con un'amica in una scuola, che può essere la scuola d'arte. Corre nei corridoi. A un certo punto esce una professoressa di matematica. Lei si sfila una calza. Poi è a casa di un'amica. Deve venire la nonna (la sua, di nonna, è appena ripartita per l'America) e l'amica le dice che deve nasconderla in un armadio. Infine lei è con la mamma ai giardini; la mamma vuole usare lo scivolo; lo fa e si rompe i pantaloni sul dietro. Lei prova disagio e pensa di avvertirla. Richiesta su dove stia la guerra, dice che è nell'atmosfera, negli abiti, nelle divise. Con Mc Ewan di Cani neri potremmo dire che è nei colori grigio e marroncino. La nevrosi di guerra si è soltanto modificata. Ai lampi e agli scoppi dei combattimenti penetrati fin nelle cellule come rombi-trombi, sono subentrate altre manifestazioni, riconducibili alla resa: l'abbassare le braccia, il tendere le mani a toccare e cercare appoggio, lo scendere o scivolare in basso, il lasciar cadere gli abiti. Il fattore letale della falce giovanile ha ceduto il passo al «serpeggiare di un cadere molteplice ed erratico» che l'esempio della viticoltura presta alla senilità. 113

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