oceano, ma non appartiene propriamente né all'uno né all'altro, così in morte è ancora una scansione del tempo, ma dalla natura cronologica indecidibile, perché si trova insieme dentro e fuori del tempo, che su quel punto tende a farsi tutto presente. L'uscita in morte è dunque una semplificazione del tempo, come lo è l'estasi secondo Plotino. In The Extasie Donne espone la propria teoria metafisica dell'amore. Considerato assolutamente, l'exitus in morte sta agli altri due come una terraferma a un braccio di mare. Del complesso dell'edificio la issue in death è l'unità costruttiva minima, ip.a anche quella che ne sostiene tutto il peso, come un centro. Inmorte ferma il tempo: tutto presente. In morte è il contrafforte che impedisce al tempo di vacillare. Come al centro della clessidra, il tempo non si misura in morte. «Per sempre poi sarò fatto tua musica», dice l'Inno: ossia sarò per sempre nel tempo, diverso, della tuamusica. Esiste dunque un punto di atemporalità, o di approssimazione infinitesima ad essa, attraverso il quale ci è dato di passare. Su quel punto, che tuttavia appartiene al tempo, noi conosciamo la liberazione dal tempo. Ma si tratta poi veramente di un "passare"? O non piuttosto di uno stare fermi al punto (come ne Euomo al punto di Daniello Bartoli? La costruzione, non dimentichiamolo, è solo d'uscita, non dà altro che uscita: ciò che è contrario al senso comune ma non a quello geografico, almeno dell'epoca di Donne, che conosceva nella navigazione degli stretti un pericolo ben reale. Ecco l'utilità dell'aver ampliato, in poesia, l'immagine architettonica dell'uscita in quella geofisica dello stretto. Anch'esso un'architettura, ma del paesaggio. Nell'Inno è detto in questo senso che le correnti degli stretti non concedono ritorno. Anche dopo la morte la vita progredisce, non può incidersi all'indietro. Come la vita al di qua era già morte (a morte), così quella al di là è di nuovo morte: passaggio attraverso Cristo morto (per mar90
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