Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

va Castiglia è successo. Così chiamano gli Spagnoli la terra appena conquistata, come se fosse una propaggine, per legge di natura, dell'impero di Spagna. Ma questo fu un camminò travagliato per una forma di estraneità che si manifestava nelle cose, nel terreno e nell'ostilità delle popolazioni, che ignoravano quella legge naturale. Fu realmente un'anabasi, con lenti progressi e precipitose ritirate, e aggiramenti delle postazioni nemiche, e scontri e imboscate. Gli Spagnoli dovevano sempre guardarsi le spalle: più che avanzare, si ritiravano verso Cuzco. Della città di Jauja (Xauxa) sulla strada tra Cajamarca e Cuzco avevano fatto la loro roccaforte: ma tra Jauja e la capitale la strada era diventata un percorso di guerra insidioso; dovevano spesso abbandonarla e muoversi su un terreno impervio, disordinatamente, avanti e indietro. Una battaglia: 72 Un sabato ad ora di mezzogiorno cominciarono a montare una montagna a cavallo[...] Il capitano, che era innanzi qualche un tiro di balestra dagli altri, vidde i nemici all'alto della montagna che la coprivan tutta, [...] onde, chiamati gli Spagnuoli per unirli in battaglia, non poté aspettar di unirgli percioché gl'Indiani già erano vicini e venivano contro di loro animosamente, però con quelli che si trovò in essere andò a combatterli[...]. Entrarono fra' nemici che avevano innanzi senza attender da principio molto a combattere, ma a difendersi dalle pietre che gli tiravano[...]. I cavalli erano così stanchi che non potevano riaver il fiato per poter dar dentro con furia a tanta moltitudine di nemici, ed essi, non cessando di travagiargli e infestargli di continuo con le lor lance, pietre e frezze che gli tiravano, gli stancarono tutti in modo che a pena potevano i cavalieri fare andar i cavalli di trotto, e alcuni di passo. [...] a cinque cristiani, quali non potevano salire all'alto, carcò tanto la moltitudine addosso che a duo d'essi non

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