Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

samente corre, e vi sono duoi ponti vicini, fatti di rete a questo modo: dall'una ripa all'altra tengono ben legate a due muraglie (che su le ripe con buoni fondamenti fanno) e attestate certe corde grosse quanto una coscia l'una e fatte di besciuco [liane], che sono quelli vitaggi lunghi, che sono fortissimi; e dall'una corda all'altra, che è dell'ampiezza d'una carretta, il ponte v'attraversano e intessono certe altre cordicelle forti, e per di sotto v'attaccano certe pietre grosse per contrapeso del ponte. (FX, 768) Con la stessa meccanica precisione, applicata allo straordinario manufatto, per controllarne i «buoni fondamenti» e misurarne le corde («grosse quanto una coscia») e la larghezza («che è d'una carretta»), si prende nota di una strada: In questa terra riprese il capitano un'altra strada più larga, ma fatta a mano, che per le terre della marina va, con mura da una parte e dall'altra fatte di terra e calce. (FX, 770) Quando il gruppo raggiunse il tempio famoso per i suoi tesori e il suo idolo, che pronunciava vaticini, senza fermarsi un attimo a guardarlo, lo spogliarono di tutto l'oro e l'argento e distrussero l'immagine che «era adorata per Dio» e che attirava pellegrini «300 leghe di lungi», perché «si vidde assai chiaro che il diavolo era quello che dentro quell'idolo parlava»; e mentre il capitano Fernando Pizarro «dava ad intendere» agli Indios «molte cose della nostra santa fede, e come si dovessero difendere dal demonio col segno della santa croce» (FX, 771-772), l'Estete - fonte attendibilissima, come ormai sappiamo - non mancò di fare il conto dell'oro, dell'argento e delle «robbe» che costituivano il pingue bottino. Il cammino da Cajamarca a Cuzco è descritto soprattutto nella Relazione per sua Maestà di quel che nella Nuo71

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