Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

mati da un cacique che Atahualpa li aspetta «con molte genti da guerra, che potevano esser da cinquantamila uomini». È interessante notare che in questa circostanza l'analfabeta Francisco Pizarro sperò che l'informatore «errasse di conto» o che gli Inca avessero un «modo di contare» diverso dal nostro, e «volse informarsi»: ritrovò che numeravano da uno a dieci e da dieci fin a cento, e dieci volte cento fanno mille, e cinque volte diecimila erano le genti che Atabalipa avea. (FX, 735) I conti tornavano (c'era di che stupirsi, e il «governatore» dovette certo farsi ripetere più volte le unità che entravano nelle diecine e le diecine che facevano cento e i cento che facevano mille); ma il proposito di scovare quel maledetto indiano, «dovunque si stesse», restava saldo, e gli Spagnoli salirono la montagna. Sul loro cammino non incontrarono insidie, non subirono alcuna imboscata: Nel montare della montagna, i cavalieri si menavano i lor cavalli per mano, finché sul mezzogiorno giunsero in una fortezza posta in cima del monte in un cattivo passo, che con pochi cristiani si sarebbe difeso da un grosso esercito di nemici, perché era il luogo alpestre, e in qualche parte vi si montava su come per scalini, e non v'era già da poter per altra banda salire. I nostri vi montarono su senza che alcun glielo vietasse. (FX, 737, corsivo mio) Atahualpa li sfidava solo con la natura del suo terreno e con le informazioni, che faceva loro pervenire, sul suo esercito e sul suo popolo, informazioni sempre esatte, come quelli all'occasione potevano verificare. Davvero voleva solo scoprire le loro capacità e le loro intenzioni. Evitava di incontrarli, nonostante le promesse, ma il luogo di un appuntamento sicuro lo aveva fissato, e glielo aveva fatto sapere: la fortezza di Cajamarca (Caxamalca). 58

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