cumenti) per togliergli la parte più importante dell'impero. Il padre, Huayna Capac, il glorioso Cusco vecchio, conquistatore della città e della provincia che portavano il suo nome, aveva molte mogli e molti figli, e tra questi aveva scelto Huascar come suo successore: ad Atahualpa aveva lasciato solo Quito e alcune province del Nord. Ma Atahualpa aveva invaso le terre di Huascar e preso possesso di Cuzco, la capitale dell'impero. Prima di affrontare gli Spagnoli, avrebbe anche catturato e mandato a morte l'eletto da Huayna Capac. Adesso era lui l'Inca, che dava il nome al suo popolo, e non credeva a quello che dicevano Manco, fratello di Huascar, e i suoi partigiani; non credeva che Pizarro e i suoi uomini (circa 170), penetrati a piedi e a cavallo nel Perù, fossero Viracochas, «figli del dio civilizzatore», venuti da Occidente per punire lui, Atahualpa-Atabalipa, e «ristabilire l'ordine legittimo»26 . Ma se gli dei non erano ricomparsi, ci doveva essere qualche segno nell'ordine dei tempi, e nei quattro elementi - terra, acqua, fuoco, aria - sconvolti da numerosi prodigi27, qualche segno che gli permettesse, con la guida di sacerdoti e indovini, di comprendere la natura e il potere di quegli esseri «dallo strano aspetto» che - a quel che dicevano le sue spie - erano in marcia sul suo territorio e cercavano proprio lui, l'imperatore. Atahualpa deve sfidarli, uomini o demoni che siano, per scoprirne le facoltà e le intenzioni e decidere come comportarsi con loro. La sfida è lunga e tortuosa: Atahualpa attira gli Spagnoli tra le montagne, nelle strette ripide valli della Cordigliera delle Ande; invia loro ambasciatori e cacicchi (governatori di province o alti dignitari di corte) con molti doni e con la promessa di un incontro che continua a rimandare. Li mette alla prova trascinandoli su per montagne sempre più alte, «di difficile salita», e quelli vengono sempre avanti, mostrando di possedere grandi forze e uno scopo preciso, da non mancare assolutamente. Non si fermano neppure quando vengono infor57
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