Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

to all'Europa e prevede il predominio delle sue nazioni e della sua civiltà. Per questo la nuova immagine della terra, esposta parte per parte nelle Navigazioni del Ramusio, mentre costituisce un primato dell'umanesimo veneziano, trascende nelle sue prospettive i destini della città. Questa immagine per Venezia è solo una ragione del suo prestigio: ma la sorte della Repubblica vi è adombrata appena, e confusa in segni imponenti, in una trama grandiosa che prefigura i poteri e la missione moderna dell'Europa cristiana. Mentre dispone nella trama delle Navigazioni la vicenda delle scoperte e delle conquiste recenti, il Ramusio, senza intenzione, semplicemente seguendo la lettera e l'ordine dei documenti, registra la fine di altre civiltà; e sì, su questa traccia trova segnato il destino di innumerevoli esseri umani, di cui gli Europei non accettarono la divirsità. Di fatto gli esplorator_i e i conquistatori non riconobbero la società, il linguaggio, i costumi, i riti, la visione della natura e del tempo, i simboli degli uomini e dei popoli che incontrarono. In molti casi non ne riconobbero neppure gli strumenti di lavoro, i prodotti, le abitazioni, i monumenti e i templi. Tzvetan Todorov mette in rapporto la conquista dell'America col problema dell'«altro»18 : in realtà si trattò di un generale misconoscimento dell'altro, per cui gli Europei non esitarono a scatenarsi in massacri e distruzioni (scontando appena il fastidio di qualche resipiscenza postuma, da accusare in rendiconti e bilanci politici). Secondo lo stesso Todorov e altri storici, gli Spagnoli, nelle terre da loro conquistate, uccisero 70 milioni di persone (il 90 % degli Indiani): un genocidio inaudito, «il più grande della storia», inaugurava l'era moderna. Il Ramusio non fa questo computo; anche se volesse, i documenti di cui dispone non glielo consentirebbero: ma nelle sue Navigazioni la strage e la distruzione si vedono continuamente, come ogni volta si vede il bottino: l'oro e l'argento, pesati in castigliani e marchi. È la Conquista, 51

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