Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

ni, il proprietario, il padrone: da cui malik, che significa re, e m'mlouk che significa possesso e proprietà del principe, quindi senza potere proprio, imbecille, mammalucco.) L'autoritratto, allo stesso modo della trance rituale, non nasce dal vuoto. E, per quanto si presenti come «invenzione» della propria scrittura, viene di fatto modellato dalla tradizione letteraria. (Oggi, a colazione con Gino, un creatore di profumi, ascoltavo distrattamente la formula dell'«Acqua della regina d'Ungheria», a base di rosmarino, alla quale sta lavorando da tempo. A un certo punto ha detto di avere innovato l'antica formula. «È qualcosa di nuovo! - esclamava - di nuovo!». Strano. Quasi meccanicamente, come un automa, mi sono affiorate alle labbra, scherzosamente, mica tanto, le parole dell'Ecclesiaste: «Nihil novi sub sole nascitur...». Escrements d'un vieil ésprit? Sto invecchiando, quando mai mi sarei sognato di parlare in latino a colazione con un giovane amico, citando i libri antichi, !'Ecclesiaste!). Sto perseguendo da anni un modello unitario di trance, nei riti di possessione così come nell'atto dello scrivere. Scrivere non è un atto gratuito, obbedisce a delle regole che non ho inventato io e che fanno continuamente l'oggetto di un ad hocing, termine che designa, in Garfinkel, le procedure attraverso cui una regola installa localmente i suoi effetti. Astraetevi dagli stimoli che vi circondano, sedetevi e concentratevi davanti alla vostra macchina per scrivere. L'importante è sedere e scrivere. Lo scrittore è, molto semplicemente, uno che decide di sedersi e scrivere, e lo fa veramente. È un punto decisivo, non tutti sono capaci di farlo, non tutti superano la «tentazione» di rimandare, di non mettersi al tavolo da lavoro. La trance scrittoria sopravviene da sola, come un ginn, e seguirà il modello 199

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