Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

chi, senza palpebre come il Bodhidharma della leggenda zen, che se le tagliò per restare sempre «sveglio» in meditazione. Mille occhi, elettrici, tremendi e compassionevoli: come un angelo necessario, un caro, soffice e alato compagno. Allan Gurganus, che ha dato voce a uno straordinario personaggio di donna, Lucy, in Z:ultima vedova sudista vuota il sacco, mi diceva che a un certo punto la sentiva parlare, mentre scriveva il romanzo, «come da una radio accesa a poca distanza dal mio tavolo». Osservate voi stessi durante l'atto dello scrivere, osservate la vostra stessa coscienza che così viene attivata: vi accorgete di non essere totalmente implicati e ritrovate - per lampeggiamenti di coscienza, scoppi d'immagini, di figure e di parole - la funzione di osservatore. La prospettiva di come situarsi al di là dell'io, può essere trattata dal punto di vista della psicologia transpersonale o anche della meditazione buddhista che nella credenza in un io irrelato ed autoesistente rileva il regno dell'illusione, la sottomissione allo stato cieco del samsara - che letteralmente è proprio il continuo scorrere dell'esistenza, la catena della ripetizione di una storia alla quale ci si identifica totalmente. L'io, scriveva Freud, «è la vera sede dell'angoscia». Dottora, come soffro. Un attimino. C'è questa iniziativa del governo per emendare il vocabolario maschilista. C'è angoscia anche nella lingua, e nella ripetizione della catena dei significanti, consci e inconsci. A dispiacere. Mi famale la lingua. L'alingua taliana. Quanta scelleratezza, malcostume, sciatteria e angoscia nella lingua d'uso. Amo inventare, deformare, contaminare. Ma si può attentare alla lingua, alla lingua madre, la puttana, giocare con il corpo della mamma? Arrivo a godere di uno sfiguramento della lingua, per uscire fuori dall'angoscia dell'io e dell'«io... io» che sta attaccato alla più comune lingua d'uso, e qualcuno griderà allo scandalo perché, come osserva ironicamente Barthes, «non sta bene sfigurare la Natura». L'anatura. Uscendo dall'illusione dell'io, dalla «notte dell'anima» così come dalla nçitte della lingua, la coscienza acquista un nuovo sguardo. E come partire all'alba, con un senso di novità, di allegria e di freschezza. C'è entusiasmo, speranza. Ed è come un vento che passa da una vela all'altra, non importa più morire da lontano... En marche! Esclamava Rimbaud. Uscire, sì d'accordo, ma per andare dove? Dicono che i poeti, come i marinai, muoiono all'alba... 192

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