Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

caso del dottorJekill e del signor Hyde. «Ma si legge in un paio d'ore!», ho obiettato, «vedrai che questa sera lo finisci tutto. In ogni caso hai il diritto di non leggerlo tutto, salta le pagine noiose, fa' come ti pare. Oppure continua a leggere, anche se non ti sembra di capire subito, �ll'improvviso può capitare che tutto acquisti un senso». E terribile, povero figlio, avere l'obbligo di leggere. Il verbo «leggere» non sopporta l'imperativo «devi leggere»: leggere è come amare, sognare. Ah, la pesantezza dolorosamente famigliare, il peso del libro da leggere all'ombra della Scuola... Così riprendo. Dopo quattro ore. Questa serata milanese è così bella che mi sembra di ucciderla, scrivendone. Ci sono troppe cose. Molte storie possibili, o anche impossibili. Non c'è niente. Neanch'io ci sono veramente. Qui solo la vuota tempesta che attira. La stessa tempesta che Shakespeare vide nella testa dell'idiota. Splendida, nella sua inimitabile singolarità, questa notte è diventata «la notte», e cioè tutte le notti del mondo: l'immortale e incompiuta notte della scrit-. tura. E c'è un io che bussa a tutte le porte dove non è. A passi leggeri, con la lampada inmano, una luce vacillante, si affaccia, nella notte del racconto, a mille porte aperte sul buio. La scrittura non è una via d'uscita. Come fare ad uscire da un luogo in cui non si è mai entrati? Voglio dire che nessuna storia mi concerne totalmente, e che durante l'atto dello scrivere lo stesso soggetto dà a se stesso l'impressione, o l'illusione, di essere doppio. C'è il vero autore, sempre nascosto, che se potesse parlare direbbe: «Lo scrittore che qui vedete è uno dei miei tanti personaggi». Il cumulo orribile degli anni e delle «blessures» si è sciolto, per un attimo come neve al sole. Attenzione. Attenzione alla vita e alla scrittura. E questione di un "salto" di livello, di una "destabilizzazione", di uno shock. Piccola, non grande esperienza. È come morire, godere. Un piccolo orgasmo ortografico, Analgesia ipnotica, durante la quale lo scrittore - avendo sviluppato l'attenzione - assiste allo "spettacolo" della propria sofferenza potenziale con distacco. Possessione lucida. Sdoppiamento del soggetto che scrive. Uscendo dalla «notte dell'anima», una coscienza che mai ha perso la sua luce ritrova la realtà ordinaria ma con un nuovo sguardo: l'Osservatore esce dal suo «nascondiglio» e si manifesta in pieno giorno, anche di notte... Luminosa tenebra. Soggetto sovrano, al di l.à dé:ll'«io», il suo sguardo abbraccia tutti gli stati di coscienza. E come se avesse mille oc191

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