Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

quando le linee della mano si riempirono di fuoco, ma erano solo inchiostri che sbiadiscono col tempo. La disillusione fu lenta, si fece nel solco di un sogno e della scrittura che lo dice... Siamo bolle e schiuma, splendide nella loro singolarità, e tuttavia il mare, il mare che ci dà voce e forma, ci coinvolge per il largo - una vuota tempesta ci attira dove la forza ridiventa forza, flusso iridescente, e la voce cade... Posseduto dal demone scrittorio? Non del tutto. Come Ariosto, che camminava sulla luna e nello stesso tempo passeggiava per le strade di Ferrara, sono lucido nel mezzo dei miei deliri (Moreau de Tour a proposito di hashish, la sua «lucidité» in mezzo ai suoi «délires»). E chiudo parentesi: sorveglio le parole, non solo le emozioni e i sentimenti. Chi possiede? Il linguaggio, un essere di linguaggio? Chissà cosa diventeoo. il lavoro del linguaggio, verso quali nuove forme evolve l'uomo che conosciamo moribondo e che si lascia attrarre, attraversare, dalle "forze del di fuori"... Mare aperto, l'immagine di una reggia aperta al mare, e ai venti del mare. Cimitero marino. Valéry, e tutti gli altri. Citare? Tracciare? Già detto, sçilo un nuovo modo di dire il già detto, il già scritto. Mektub. E scritto. La letteratura come la concreta percezione di un luminoso turbine, immobile. Qui la danza dei beati, lieve e immacolata. Adesso, senza prima né dopo. Che liberazione! Sembrerà luminosa tenebra, bu-buco nero, ventre d'ermetico serpente (psiche, spirito: piega e piaga dell'anima); e baratro che s'apre sotto l'uomo e l'opera dell'uomo. Ma il vuoto è breccia, porta, gioco attraverso il vuoto - verso nuove creazioni... (Euforia, uscendo dalla depressione, non dalla scrittura. Molto bene. Qualcosa preserva la sua parte, nella catastrofe del senso, persino nell'annientamento del vivente. C'è un Osservatore nascosto, che non sono io, e al quale tuttavia non è estraneo l'io-che-scrive. Un'immagine. Non appena lo Scriba scrive «io», per quell'io. che dice entra immediatamente nell'immaginario. Qui, dove il Tiranno, con mano nera, serena, gli taglia la testa, e tutti i suoi sensi sospende...). Nel frattempo smetto di scrivere e passano quattro ore. La vita dura lo spazio di un mattino. Ma nel pomeriggio sono andato a cinema con mio figlio KarimJ a vedere Delicatessen. All'uscita, ha detto, tutto contento: «E proprio un film carino, n_on trovi papy?». «Sì, un film tremendo, mi sono divertito». E una storia di orchi e di cannibali. Mentre lo accompagnavo a casa, da sua madre, si è lamentato della professoressa che gli ha dato solo una settimana per leggere Lo strano 190

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