Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

E cioè dei nuovi rappresentanti dei vizi italiani, medio-italiani, di sempre: il divismo, la retorica, la mancanza d'ironia. Spesso sono proprio le antenne più inquiete, stimolanti e vivaci a dover cedere il passo a manager rampanti (le puttane sorde) che badano soltanto ai rendiconti di fine anno. D'altra parte, come conciliare la rischiosa ed esaltante avventura dello scrivere veramente con le esigenze e i passi cauti, sempre più cauti, dell'industria culturale? Relegando in panchina non solo gli autori - l'ultima ruota del carro - ma anche le persone più sensibili e riflessive che vi lavorano. O che vi lavoravano, fino a pochi anni fa (penso a Enrico Filippini e a Aldo Tagliaferri, per esempio). Busi, alla presentazione del libro di Pescatori, EOdalisco, agitando una fetta di prosciutto: «Martino, tra due anni diventerò come Angelo Pezzana con la parrucca». «Ah!». «Martino...». «Non mi chiamo Martino». «Martino consolati: non diventare scrittori famosi e non diventare scrittori è la stessa cosa». «Cosa? Non ho capito». «Non lo ripeto più, basta... Fra due anni sarò come quella vecchietta, quella che si sta affacciando alla finestra, somiglierò a Angelo Pezzana con la parrucca». Poi dice di essere geloso della bellezza di E. Aggiunge: «Pensa, Martino, mi dice che ogni sera si masturba pensando a me». «Ogni sera? Vuol dire che ti vuole bene». «Be', sì, forse mi vuole bene...». Gino e Carmen, seduti accanto a noi, allo stesso tavolo di un bar-barcone dei Navigli, sghignazzano... Ih! Ih! Ih! Ci vuole un fisico bestiale. Al tardigrado della grande Casa editrice italiana gliela puoi mettere in culo, la poesia, sta' sicuro che non la riconoscerebbe. Cos'è? Un altro scartafaccio? Scarafaggio. Come sarebbe possibile a un tardigrado al colmo della gloria, tempestato di scartafacci da leggere e di libri in omaggio, aprire il dattiloscritto di un ignoto- "Romanzo" -, aprirlo, eccone un altro, leggerlo e scrivere allo sconosciuto o quasi una parola che non sia un semplice ringraziamento occasionale? Nel migliore dei casi. Perché poi ci sono i perfidi, quelli che odiano i manoscritti. Guai a far figura di manoscrittaro, di postulante, di peregrinatio Mariae, quelli si vendicano di tutta la nausea accumulata in ufficio e sono capaci di dirti cose tremende, ora ti schiaccio brutto scarafaggio: sgradevolezze che ti mettono in trance e ti fanno dubitare della tua integrità. La tua integrità di talvone. Estraneo a contatti col mondo dei tardigradi, il mondo editoriale (delle lettere, una volta), lo scrittore vive nel ripiego, cioè non gli resta che la coscienza, questa attività fragile 188

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