Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

ria per un saggio dal titolo spiritismo e necrofilia dell'industria culturale. Non sono tranquillo. E la scrittura non è una via d'uscita. Non c'è nessun angolo, nella scrittura. Sogno di fare prigionieri nella scrittura. Di catturare lettori. Guai a chi mi dice (fare qui una voce da orco) che la scrittura è una via d'uscita. Ucci, ucci, io riconosco subito il tipico odor di lettoruccio. Questi voglio, i lettori: non i burocrati, gli esaminatori, quelli che fanno finta di leggere, e poi scrivono, quando ormai sei allo stremo... che scrivono? Ah, due righe, talvolta di più, affermando di aver esaminato con tutta la cura e l'attenzione, si capisce, e di essere ora in condizione di poterle fare avere in proposito un nostro (di chi?) motivato punto di vista editoriale. Firma illeggibile. E punto di vista generalmente strabico, camaleontico, valutando tutti i pro e i contro, un occhio braccato verso il valore letterario e l'altro verso la presa sul pubblico, la mano tesa verso il marketing, l'assegno con cui andranno a gavazzarsi il ricavato, i piedi che vogliono rivolgersi a un pubblico sufficientemente vasto ma esigente, l'orecchio non necessariamente volto solo a gruppi consenzienti verso l'una o l'altra intenzionalità letteraria, certo stiamo tutti aspettando il grande romanzo, naturalmente generazionale, seduti in panchina, anche noi attendiamo il boom, ma colga il bersaglio, ci faccia un bel goal! L'esito e le fortune del libro? Una volta accettato un manoscritto, i tardigradi diventano tuoi amici, si trasformano in fatine, quasi delle ostetriche, soavi mammane, e fanno di tutto per spingerlo (così si dice), seguirlo, difenderlo, insomma promuoverlo, venderlo bene, meglio del detersivo. Non t'illudere d'essere però diventato un punto di riferimento da cui l'editore attinge spinte e contenuti. La maggior parte dei libri che si stampano debbono vendere e servono a mantenere in piedi un meccanismo industriale che permetta la sopravvivenza dell'editore. Ce l'hai un libro così, un materassino gonfiabile? Sei ormai considerato un autore di livello europeo, si dice così, ma verrai considerato - per quanto riguarda le tue intenzioni - l'ultima ruota del carro. Paolo Volponi, al telefono da Urbino: «Gli editori non mi ascoltano, non mi ascoltano!». Lo ripete due volte, quasi astioso e preoccupato della situazione dell'editoria italiana, come dJ una sorella di facili costumi. Una sorella puttana e sorda. E il sintomo di un disagio sempre più generale fra gli intellettuali. Fra di loro lo scrittore si svuota a vantaggio del personaggio televisivo, del professore, dell'agitatore di idee. 187

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