Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

dunque una rappresentazione del futuro prossimo di Ulisse descritto al contrario: prima abbiamo infatti la prefigurazione del suo funerale, poi lo scenario del suo viaggio e infine Atena gli consiglia come sconfiggere i pretendenti: è una visione che potremmo definire, non trovando un termine tra le figure del discorso che le si possa adattare in pieno, stroboscopica: dal punto di vista visivo assomiglia cioè a quell'effetto ottico che tutti abbiamo sperimentato guardando un film western: le ruote della diligenza girano in senso contrario alla reale direzione di marcia. Ma per Omero qual era il senso di questa inversione dell'ordine degli avvenimenti? Si sa che nei suoi poemi campeggia una figura di pensiero, secondo la classica terminologia retorica, che è lo 'ÌJITTEQOV :rtQO'tEQOV, «l'inversione temporale di un avvenimento in una successione continua»21 : lo si ha ad esempio quando Ulisse parla prima di Calipso che del suo viaggio, nel racconto ad Alcinoo, o quando Omero racconta le imprese dell'àvrw :rtOÀ.U'tQO:rtoç all'inizio dell 'Odissea22 • La particolarità di questo racconto del XIII canto è che vengono anticipati avvenimenti che non troveranno posto nel poema o che, nei poemi successivi, saranno narrati in altro modo: qui Ulisse, secondo la profezia di Tiresia, ha una morte che viene «fuori dal mare» (Ès aMç), (ma c'è anche chi ha tradotto, a mio parere più giustamente, semplicemente «dal mare»: ciò potrebbe avvalorare sia la tesi dell'uccisore giunto da lontano sia quella di una morte durante la navigazione)23 • Ben diversa era la morte che si raccontava nella tradizione successiva: Apollodoro, Licofrone e Proclo24 parlano di un figlio di Ulisse, Telegono, che arrivato ad Itaca per conoscere il padre, fu da lui creduto un ladro di greggi: nella lotta che ne seguì Telegono uccise il padre e troppo tardi conobbe il suo delitto. Sulla figura di Telegono abbiamo già fonti molto antiche: ne parla Esiodo nella Teogonia25 come figlio di Ulisse avuto da Circe assieme a Agrio e Latino. Proclo, nella sua Cre17

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