Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

Il conte Campo Alegre entra in Looking Back anche per un altro verso. Douglas infatti ce ne offre un ritratto che possiamo leggere come un vero e proprio autoritratto. Il brano che segue parla di Campo Alegre, ma potrebbe, senza cambiare una sola parola riferirsi a Norman Douglas: studioso e uomo di mondo, metteva la sua impronta su tutto ciò che possedeva e diceva. Non aveva simpatia per le cose ordinarie, mediocri, in letteratura o in qualunque altro campo. La vita è troppo breve, era solito dire, per qualsiasi cosa che non fosse il meglio. D'altra parte (aggiungeva) questa vita se l'era goduta: l'aveva presa per il collo, in molte terre, e le aveva spremuto ogni piacere, legittimo o no, che potesse offrire (p. 408). Senza rinunciare alla sua abilità di scrittore, con uno stile conciso e scarso di aggettivi che sarebbe probabilmente piaciuto a Walter Berry, Douglas descrive in Campo Alegre tutti gli aspetti del proprio carattere: l'orrore per la mediocrità, il gusto per ogni piacere. E soprattutto la capacità di plasmare quello che gli sta intorno. Da qui la scelta di frequentare non chi è simile a lui, come Edith Wharton sceglie di fare, ma le persone con cui gli è possibile «fare scintille». Per Douglas l'amicizia non sta affatto nell'attrazione del simile verso il simile, nella somma di due qualità o di due atteggiamenti affini. Non sta nel condividere gusti, passioni, letture. Ciò che spinge Douglas a frequentare quel tipo di persone che appaiono senza appello «spaventose» agli occhi di una sua zia è al contrario la continua ricerca di una reazione chimica capace di produrre un risultato diverso dalla somma delle parti. Questo è il criterio che Douglas usa per scegliere i suoi amici. Tra quelli che non superano l'esame c'è per esempio Rupert Brooke. In Looking Back, Douglas spiega così i motivi della sua freddezza verso il poeta inglese. 167

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