Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

spiegare, poiché simili cose sono inesprimibili, come l'influenza del suo pensiero, il suo carattere, il lato più profondo della sua personalità fossero strettamente intessuti con i miei (p. 99). «Non ci sono parole adatte», ma Edith Wharton ne spende comunque più d'una, cercando di trasmetterci il sapore di quest'amicizia, di questa «comunione di intelligenze affini» (p. 93). I risultati, come nel ritratto di Henry James, sono piuttosto deludenti. L'amicizia si nutre di «lunghe, ricorrenti conversazioni sui grandi della narrativa». Walter Berry sa «cogliere in maniera immediata e infallibile il meglio della letteratura, e il suo elogio di una grande opera era come il suono di una tromba» (p. 100). Walter Berry, che muore nel 1927, non fa in tempo a esercitare su A Backward Glance il suo senso critico, tanto utile a Edith Wharton (per sua stessa ammissione) durante la stesura dei romanzi: «Per ogni [mio] libro esigeva un livello sempre maggiore di concisione, di purezza di lingua, di ricerca -,uenta per evitare ogni luogo comune» (p. 99). Quando il racconto o il libro erano finiti, i due amici insieme cominciavano la «caccia dell'aggettivo», uscendone spesso, ammette Edith Wharton, con «il carniere pieno». Peccato che l'autobiografia di Edith Wharton non sia stata sottoposta allo stesso trattamento. L'incrollabile determinazione con cui Edith Wharton accantona il suo talento di scrittrice ogni volta che intende descriverci una persona realmente incontrata, è evidente non solo quando ci parla dei suoi amici più intimi, ma anche quando si riferisce a semplici conoscenze. Basta leggere le righe dedicate a Jean Cocteau, che le appare un giovane appassionatamente immaginativo, per il quale ogni riga di grande poesia era il sorgere del sole, ogni tramonto le fondamenta del Paradiso (p. 223). Altrettanto stupefacenti sono le righe dedicate alle tre migliori conversatrici conosciute: 165

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