Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

Neppure l'altra grande invenzione di inizio secolo-il cinema - riesce a suscitare in Douglas qualche interesse. In Looking Back non troviamo il minimo accenno alla novità. Èdith Wharton, invece, ce ne segnala di sfuggita l'esistenza, sia pure con toni decisamente negativi. Il contesto è, ancora una volta, la riflessione della scrittrice sul proprio lavoro, raccolta nel capitolo Il giardino segreto. Parlando delle difficoltà che l'artista (paragonato a un tessitore che lavora sul rovescio di un arazzo) incontra nel guardare spassionatamente al proprio lavoro, Edith Wharton scrive: «il risultato della sua fatica troppo spesso opprime i suoi occhi stanchi con il peso dell'incubo di un "primo piano" cinematografico» (p. 159). La grande novità tecnica introdotta dal cinema- il primo piano- appare a Edith Wharton un incubo insopportabile e angoscioso. Meglio allora tornare alle gite in automobile, che consentono di sfuggire all'afoso clima estivo, dedicandosi anche a qualche breve sonnellino: Henry James, infatti, si addormentava spesso durante questi viaggi, «felice come un bambino cullato dalla comodità del mezzo di trasporto» (p. 197). «Ci divertiamo molto, andiamo tutti i giorni in automobile e ieri abbiamo percorso sessantacinque miglia (p. 125)», scrive invece Walter Berry (anche la sottolineatura è sua), uno dei due uomini con cui Edith Wharton dichiara di avere avuto «un'amicizia totale». Le pagine a lui dedicate in A Backward Glance spiegano bene la qualità di questa amicizia, diversissima da quelle che riempivano la vita di Norman Douglas: 164 Penso che nella vita di ognuno di noi ci sia un amico che non consideriamo una persona a sé, per quanto cara e amata, ma un'espansione, un'interpretazione di noi stessi, il significato stesso della nostra anima. Un amico simile lo trovai in Walter Berry [...] e non ci sono parole adatte a

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