nel prenotare le camere e ordinare da mangiare per il resto del gruppo. È uno degli ultimi viaggi in diligenza: all'orizzonte si stava affacciando un modo di viaggiare più comodo e veloce. Edith Wharton adorava viaggiare in automobile, e la sua passione era condivisa da Henry James. «Questo mezzo di trasporto - ricorda in A Backward Glance - sembrò a Henry James, come era sembrato a me, un ampliarsi immenso della vita» (p. 143). Nel 1903 Edith Wharton, in Italia per raccogliere il materiale che darà origine a Italian villas, sale per la prima volta su un'auto. Affascinata dalla possibilità di raggiungere Villa Caprarola, a 50 miglia da Roma, e di tornare indietro in un solo pomeriggio, giura a se stessa che «appena avuti i soldi, se ne comprerà una». Grazie alla fortuna ereditata da un lontano cugino, il denaro per lei non era certo un problema: l'anno dopo compra la sua prima auto, una fiammante Panhard-Levassor. La sua felicità è condivisa da Henry James che, pur affascinato dal nuovo mezzo di trasporto, è restio a procurarsene uno proprio: preferiva approfittare «fino all'ultima goccia di benzina, della possibilità di viaggiare con l'automobile di qualsiasi persona che andasse a trovarlo» (p. 196). Paragonati all'atteggiamento di André Gide, che in mezzo a una folla estasiata di fronte alla velocità delle prime automobili, si distingue perché è l'unico a gridare «Plus vite, plus vite!», James e la Wharton ci appaiono in preda alla più sfrenata meraviglia. Inutile cercare in Looking Back le tracce di un analogo stupore: Norman Douglas, da vero uomo di mondo, se ci parla delle automobili è solo per illustrarci la ricchezza e la bizzarria di Mrs. Webb. Per il resto, preferisce intrattenere il lettore sulle pericolose caratteristiche delle biciclette della sua giovinezza: altissime, con le gomme piene, e impossibili da frenare. «Il freno- spiega Douglas - blocca la ruota e vi fa volare per terra a testa in giù: a quell'epoca era una frequente causa di morte» (p. 35). 163
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==