Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

ri di qualsiasi pregiudizio, e per nulla al mondo mi sarei perso una simile esperienza; era un museo etnografico (pp. 285-286). L'interesse di Douglas per il suo museo etnografico non è senza conseguenze. Marcel per cominciare gli attacca la scabbia, poi una sera - Douglas è a letto ammalato - esce con un biglietto da cento franchi per comprargli le medicine e non torna più. Douglas ritroverà la «giovane canaglia» molti giorni dopo, quando ormai ha deciso di lasciare l'inospitale Parigi per Mentone. Marcel sfoggia un cappotto nuovo, che gli dà l'aria di un vero signorino: «non era difficile immaginare come aveva speso il mio biglietto da cento franchi». Marcel scappa terrorizzato. Poche ore dopo, cambia idea e si presenta alla stazione. L'episodio che ne segue è una delle più belle pagine di Looking Back. Giunta l'ora della partenza, Marcel lancia un urlo terrificante. Poi si mette a piangere, come se avesse il cuore spezzato, attirando l'attenzione degli altri viaggiatori, che prendono naturalmente le difese del povero bambino innocente maltrattato da un uomo tanto più grande di lui (siamo nel 1918: Douglas ha 50 anni). Ed ecco il clou della scena: «Un tizio corpulento, in piedi accanto a me, mi chiese indignato: "Come? Il piccolo non lo prende con lei?"». Fu, ricorda Douglas, «una delle scene più imbarazzanti della mia vita». Vent'anni prima, Napoli era stato il teatro di un altro innamoramento, con conseguenze non meno imbarazzanti. Il protagonista è Michele, quindici anni, che prima aggredisce Douglas a bastonate in un vicolo buio. Poi, all'improvviso, si innamora di lui: il ragazzo si innamorò di me disperatamente, come solo può farlo un ragazzo meridionale di quell'età; così ciecamente che a un mio cenno avrebbe abbandonato lavoro, famiglia e tutto il resto. Fu 161

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