Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

a Siren Land. Ma neanche questo è un romanzo. Si tratta invece di un saggio in cui le informazioni tratte dai testi antichi si mescolano al resoconto dei viaggi compiuti da Douglas nella terra delle sirene: il golfo di Napoli. La domanda di Tiberio, che chiedeva ai suoi grammatici «what songs the Sirens sang?», dà il via all'esplorazione, condotta con uguale passione dentro le biblioteche o camminando da un villaggio all'altro. Anche noi- leggendo Siren Land-possiamo goderci gli «a parte, le note, le generalizzazioni» che Douglas tanto aveva apprezzato in Franz Leydig, il suo antico maestro. Edith Wharton sceglie di rispecchiarsi nei suoi libri, nel suo lavoro, nel suo talento e nella sua vocazione di scrittrice. Fin dal primo tentativo, a 11 anni, di scrivere un romanzo. Le righe d'inizio dicevano così: "Oh, come sta, signora Brown!" chiese la signora Tompkins. "Se avessi saputo che veniva a trovarmi avrei messo in ordine il salotto". La madre della giovane scrittrice, cui il romanzo era stato dato in lettura, lo restituisce con un freddo commento: «i salotti non sono mai in disordine» (p. 67). Ancora non sapeva di quali altre infrazioni alle convenzioni dell'epoca la figlia si sarebbe macchiata, avviandosi alla letteratura in un mondo in cui «la professione di scrittore era considerata qualcosa tra la stregoneria e una forma di lavoro manuale». Dice ancora Edith Wharton: ... i miei genitori, e quelli della loro cerchia, sebbene avessero in gran stima la letteratura, manifestavano un certo disagio per coloro che la producevano (p. 63). Mentre Edith Wharton insegue la sua vocazione, Norman Douglas- quando cerca di tirare le fila della sua vita trascorsa- dichiara che tutto si è svolto all'insegna del 154

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