Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

Edith Wharton. L'attitudine estatica del pittore di fronte alla bellezza del prato alpino è contrapposta a quella del botanico che cataloga i suoi esemplari. Riconosciamo perfettamente, in questo modo di procedere, distaccato e critico, l'atteggiamento di Norman Douglas verso i personaggi che popolano le pagine di Looking Back. Douglas parla dell'amicizia con le stesse parole con cui descrive il suo lavoro letterario. È uno sport, un lusso non necessario, piacevole solo a certe condizioni. Quali siano queste condizioni, lo possiamo capire leggendo il ritratto di Franz Leydig, studioso di fisiologia e di anatomia comparata. Per incontrarlo, Douglas - che è all'ultimo anno di ginnasio - rischia di essere bocciato agli esami. Quello che mi piaceva nei suoi libri e opuscoli non erano tanto le sue minuziose ricerche istologiche, le sue nitide descrizioni e i minuziosi disegni da lui stesso eseguiti; era qualcos'altro; i suoi a parte, le sue note a piè di pagina, le sue generalizzazioni. [...] schiudeva panorami inattesi, citando diffusamente da autori vecchi e nuovi (p. 450). E Douglas conclude: «quel che mi attraeva in lui era la sua capacità di stimolo». Accademico di fama, Leydig cerca di dissuadere Douglas dall'iscriversi all'Università: «Se permette - spiega con molto tatto al suo giovane amico, ancora incerto sul da farsi - le raccomanderei possibilmente di evitarlo. È una cosa che potrebbe rovinare la sua individualità» (p. 452). «Il grande rilievo attribuito all'individualità - osserva Douglas - cadde su un terreno fertile». Ma mentre Edith Wharton cerca disperatamente ciò che è simile a lei per gusti, cultura, interessi, estrazione sociale e inclinazioni letterarie (tanto che Henry James, uno dei suoi più cari amici, è al tempo stesso il nome che più spesso i critici ci150

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