Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

ta». Quando una sera, a cena, le capita di sedere fianco a fianco con Henri Bergson, chiede al suo illustre vicino una spiegazione delle dimenticanze che la tormentano. «Mais c'est précisement parce que vous etes éblouie» le risponde Bergson. «Ebbi l'impressione - ricorda Edith Wharton - che il problema non interessasse molto il mio eminente vicino». Bergson infatti guarda con più interesse il piatto che il cameriere gli porge in quel momento, e non fa il minimo sforzo per continuare la conversazione. L'affinamento della vocazione letteraria di Edith Wharton passa attraverso un libro, dal titolo Quackenbos's Rethoric, ricevuto in dono da un'istitutrice che intendeva così familiarizzare l'allieva non ancora quindicenne con la struttura del verso inglese. Oltre a svelare i segreti della metrica, il volume consigliava agli scrittori principianti di astenersi da un certo numero di luoghi comuni. Ad esempio, ricorda Edith Wharton, «metteva in guardia dal riferirsi ad un'ostrica come a una bivalve succulenta» (p. 68). Molti anni dopo, in occasione del ritratto di Henry James, Edith Wharton non si è ancora liberata da quel tipo di retorica. Di fronte a Henry James non osa prendere appunti, ma questo non le impedisce di godere del contatto con «una mente elevata» allo stesso modo in cui un pittore è «affascinato dalla bellezza di un prato alpino». Il Quackenbos'sRethoric avrebbe certamente deplorato il riferimento al prato alpino. Douglas sarebbe rimasto altrettanto perplesso di fronte a un paragone così ovvio e per nulla scintillante. Etichettato da Fussel come «un uomo che si è costruito da sé i propri valori e lo sa», avrebbe senz'altro consigliato a Edith Wharton di porre maggior cura nell'«evitare quei bassopiani della vita in cui gli uomini assorbono gli uni dagli altri costumi e opinioni» (p. 452). Ma c'è un altro aspetto da sottolineare nella frase di 149

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