Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

ne fortune economiche. Rievocando un soggiorno a Parigi nell'inverno del 1918, Norman Douglas sottolinea così gli effetti delle privazioni sul suo lavoro letterario: Mi riusciva impossibile scaldare l'immaginazione al punto giusto con una dieta insufficiente. Si dice che alcuni di noi danno il meglio sotto lo stimolo delle privazioni; in me, questo stato di cose paralizza ogni iniziativa. Devo essere ben nutrito, come quei gatti cacciatori che prendono i topi non per placare i morsi della fame ma per sport (p. 284). Saggio scientifico, romanzo o autobiografia sono per Norman Douglas uno sport: non una professione né una vocazione. Al contrario, Edith Wharton sottolinea la necessità della disciplina, e si mette al tavolo da lavoro ogni giorno, per beneficiare dell'«ispirazione della scrivania». A confronto con Edith Wharton, Norman Douglas è un rilassato dilettante che considera la scrittura non una necessità, ma un piacere. Alla stregua del buon vino, dei pranzi, dei viaggi. Lo stesso distacco aristocratico è all'opera quando Douglas in Looking Back parla delle sue amicizie. Anche in questo caso, il confronto con Edith Wharton offre motivi di interesse. «Cos'è la nostra personalità, avulsa da quella degli amici a cui siamo legati dal destino?» scrive Edith Wharton. «Non posso pensare a me stessa a prescindere dall'influenza delle due o tre più grandi amicizie della mia vita, e ogni momento della mia crescita è segnato dalla loro influenza stimolante e illuminante». In Douglas, le due o tre amicizie elettive di EdithWharton diventano una folla: ci sono mercanti di vino, avvocati, autori di opere inutili e dimenticate, vetturini, compagni di scuola, conservatori di musei. Per la maggior parte si tratta di conoscenze e frequentazioni occasionali, incontri estemporanei che si esauriscono nel giro di pochi giorni o di poche ore. 146

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==