Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

progetto. Per Douglas, si tratta di fissare sulla carta, a beneficio del suo giovane amico Eric, che non aveva potuto sperimentarle personalmente, le cose fatte, le persone incontrate. La stessa preoccupazione è all'origine dell'autobiografia di Edith Wharton: Il solido mondo della mia giovinezza si è allontanato [...] vale la pena adesso di cominciare a raccoglierne i piccolissimi pezzi e metterli insieme, prima che gli ultimi che ne hanno conosciuto la struttura siano spazzati via insieme con esso (p. 19). Il luogo per parlare di persone e cose reali è dunque qui, nell'autobiografia. Non nei romanzi, dove l'inserimento di «zia Elizabeth» avrebbe avuto il solo effetto di creare una smagliatura in ·un tessuto dalla trama compatta. Riferendosi al proprio lavoro di romanziere, Norman Douglas scrive: [...] un tipo umano, per quanto incisivo, per quanto convincente e fedele a se stesso, deve essere rimodellato prima di poter diventare materiale narrativo [...] altrimenti le sue reazioni, in un mondo di personaggi fittizi, apparirebbero sfocate (p. 37). Edith Wharton dice qualcosa di molto simile: Persone vere, trasportate in un'opera di immaginazione, sarebbero gli unici oggetti morti e irreali in una scena fremente di vita (p. 168). Per Douglas, i personaggi di romanzo sono un amalgama reso possibile dall'immaginazione dello scrittore: nella Miss Wilberforce di South Wind, ad esempio, «confluiscono 12 dame di particolare temperamento alcoolico». 141

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