Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

no sentito creatore, nella mia gioventù e. nella mia maturità, al punto di aver paura della morte solo se prematura. Volevo fare la mia opera. Gli affetti familiari non riempivano neanche la quarta parte di quell'ansia. Sapevo e so che per il futuro di una donna o di un bambino, l'esistenza del marito o del padre non è indispensabile, se devono fare a meno, ce la fanno ugualmente, a non farcela è il creatore quando la morte arriva precoce...17 In una relazione di simmetria invertita, alla paura della morte (è il padre di Quiroga chi in realtà morì prematuramente) viene contrapposto il desiderio di scrivere: da una parte si garantisce l'avvenire pre-dicendo il proprio destino di scrittore, dall'altra la paura della morte viene scongiurata con il desiderio di scrivere. La sua gloria di scrittore, il suo «destino» sarà compiuto unicamente quando il nome del padre, ridotto alle sole iniziali, basti per nominarlo. In un paese, in una regione del mondo, dove il suo cognome si identificava già con quello degli Eroi della Storia, Quiroga sentirà di aver un nome solo quando la fama di scrittore avrà rimpiazzato quello del Padre. La scrittura servì a Quiroga come mezzo attraverso il quale elaborare i nodi psicologici che segnarono la sua vita e il suo destino di scrittore e che costituiranno la «trama» sulla base della quale saranno tessuti i racconti. Quello che ci interessa analizzare in modo particolare è il fenomeno della ripetizione in quanto manifestazione dell'istinto di morte. Dal punto di vista formale stilistico, Quiroga usa tutte le tecniche della ripetizione dei ritmi narrativi, dall'iperbole alla serie sintattica cumulativa, alla reiterazione concettuale, sintattica e immaginativa. Se, come afferma F6nagy18 , le ridondanze nel testo letterario possiedono un carattere sostanzialmente informativo, sia a livello espressivo che del contenuto, sia all'in129

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