Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

ho il diritto di non voler più scrivere. Se in quella quantità di pagine non ho detto ciò che desideravo, non è più tempo di dirlo... 11 La ricerca nelle geografie interne del paese gli fece scoprire e scegliere Misiones come luogo di esilio, un territorio di confine «situato al limitare di una foresta che comincia lì e finisce in Amazzonia», il cui profilo è disegnato dal corso di tre fiumi. Tra le rovine e il fiume, tra l'animato e l'inanimato, stabilì la sua residenza, al margine del paese, sull'orlo della foresta. Questa scelta di esilio volòntario, il prediligere una zona di confine, la consapevolezza di abitare i margini, crearono in Quiroga la possibilità della scrittura, di ideare uno spazio immaginario, di produrre il lavoro psichico rappresentato dalla creazione poetica. L'uso stesso del nome originario, lviraromì, nei racconti per designare San lgnacio, fa pensare a un luogo immaginario che non ha uno spazio preciso; questo mitico luogo potrebbe essere paragonato ad altri luoghi presenti nell'opera di scrittori latinoamericani, come Macondo di Gabriel Garda Marquez, o Comala di Juan Rulfo. Quando Quiroga parla, parla dalla sua posizione di esule volontario - lui stesso dichiarò di sentirsi un «fronterizo», in una lettera all'amico Ezequiel Martinez Estradail che non significa tuttavia una posizione di isolamento. Se l'opera di uno scrittore implica esattamente un tipo di lettore, Quiroga ha sempre presente questo destinatario implicito e a lui si rivolge; si rammarica quando passano mesi senza avere notizie dell'esito di una sua pubblicazione, del destino di un suo scritto. Il che ci ha fatto pensare alla sorte di un altro scrittore in esilio, e capire perché Julio Corta.zar dopo tanti anni come esule volontario a Parigi, si sia sentito esiliato solo quando i suoi libri furono proibiti nel suo paese. Partendo dal presupposto dell'esistenza di un istinto di 124

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