Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

contraddittorie; c'è chi sostiene che lo accetta malvolentieri, mentre altri affermano che Horacio si affezionò molto al suo patrigno. Comunque sia, quando quest'ultimo, anni dopo, viene colpito da una emorragia cerebrale, fu Horacio a prendersi cura di lui durante la degenza; e fu ancora Horacio il primo ad accorrere il giorno in cui Ascencio Barros, semiparalizzato e affetto da afasia, disperato per la sua malattia, si tolse la vita sparandosi con un fucile. Un nuovo lutto colpì i Quiroga nel 1901, i due fratelli maggiori - Prudencio e Pastora-morirono di febbre tifoidea nel Chaco (Argentina). In questo periodo Horacio abitava già a Montevideo, in una casa che divideva con un gruppo di amici. Un anno dopo la morte dei fratelli, pulendo un fucile fece partire accidentalmente un colpo e uccise il suo migliore amico, Federico Ferrando. I biografi concordano nel vedere in questa morte il punto di svolta della vita di Quiroga. Effettivamente essa determinò la sua partenza da Montevideo e il suo definitivo stabilirsi sulla riva sinistra del Rio de la Plata; tuttavia, se c'è qualcosa che trasformò Quiroga e che sembra abbia segnato il suo «destino», è il modo in cui questi fatti vengono elaborati quali dati interni e rappresentano delle ripetizioni: la morte dei due padri (padre e patrigno), la morte dei fratelli (Pastora e Prudencio, e dell'amico Ferrando), la morte accidentale (del padre e di Ferrando), la morte per suicidio (del patrigno e più avanti della prima moglie). C'è qualcosa che ritorna attraverso questi eventi e si impone, riducendo il soggetto alla passività. I fatti si ripetono in tutta la loro drammaticità come se fossero governati da una legge esogena impossibile da controllare da parte di chi la subisce, sbarrandogli ogni possibilità. Nelle pagine che seguono ci interessa sottolineare come Quiroga tentò invano per tutta la sua vita di sottrarsi alle forze di un «destino» che solo sembra compiuto con la 117

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