nosciuta che nomina il desiderio, canzoni di ogni dove in cui non conta la lingua ma il senso che la melodia suggerisce; lingua del desiderio che Robin conosce e che Nora impara ad apprendere ripetendo come una straniera poiché l'americanissima Nora è la nuova venuta, la forestiera della passione. L'aspetto trans- di Nightwood è il sintomo che parla di quel che il libro, al fondo, è: un attraversamento di generi, arti, lingue, tempo; un perforare i muri della separatezza (sacro/profano, morale/perverso; luce/ombra; poesia/prosa; letteratura/altre arti; uomo/donna), alla ricerca della sintesi impossibile. Se la società «civile» chiede che gli elementi «diversi» della natura umana siano nascosti o dichiarati illegali- etichettando il dottore «travestito», Felix «impostore», Jenny «avvoltoio», Robin e Nora «lesbiche» - la scrittrice dovrà procedere attraverso per descrivere la frantumazione psichica dei personaggi, la condizione di esseri della notte che pure partecipano del giorno. L'indistinto come travestitismo, translinguismo, transartistico è rifiuto della dualità, ma rimane intrappolato nel giorno che bolla le fughe notturne come perverse e non lascia comunque uscire i profughi dal ghetto della notte. A New York come a Vienna l'indifferenziato suscita rigetto. Solo in Francia, dice O'Connor, si pensa al giorno e alla notte come un tutt'uno (p. 121). Così, Parigi diviene la patria d'elezione dei trans- e dei dis- e fa sì che, come in Baudelaire, nell'opera di Djuna Barnes «le immagini della donna e della morte si mescolino in una terza: quella di Parigi»27 . Lo scrittore, come intellettuale, è creatore ed interprete dei segni, guardiano dei libri. Egli abita una città-biblioteca attraverso cui viaggia sentendosi al contempo esploratore, cacciatore e preda, dice Tony Tanner28 • Djuna Barnes, come molti scrittori novecenteschi, non ha più fede nella possibilità d'innalzare edifici linguistici solidi, strutture le cui fondamenta affondano in humus verbali 105
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