In tutti, scrive Bruno, è Dio certissimamente, ma qual Dio sia in ciascuno, non si sa così facilmente, e se pure si può examinare e distinguere, altro non potrei credere che possa chiarirlo che l'amore; come quello che spinge i remi, gonfia la vela e modera questo composto, onde vegna bene o malamente affetto. In ogni essere vivente è l'anima del mondo, il principio vitale che, plotinianamente, introduce nel finito il desiderio di amore. Ma è solo il modo in cui l'amore si esprime nell'uomo che consente di comprendere se si tratti di un amore che conduce al ciclo della generazione e della ripetizione, oppure che si volge ad altra bellezza - la bellezza dello spettacolo aperto all'intelletto, dove di ciò che appare si disegna, per quanto possibile, l'ordine profondo. L'espressione dell'eros individua l'anima dell'uomo. Come per ogni platonico, fedele alla sua tradizione, anche per Bruno, qualsiasi passione è un turbamento che compromette l'equilibrio del raziocinio, e quindi deve essere tenuta a freno dalla briglia superiore del discorso. Sarà solo con Cartesio e con Spinoza che l'universo delle passioni uscirà da questa antica dominazione, e mostrerà sia il coinvolgimento comune, nella passione, di corpo e anima, sia la possibilità della passione di essere veicolo verso scopi moralmente e intellettualmente elevati. L'amore per Bruno è una passione, ed è per questo motivo che lo chiama «vizio» opposto a «virtù». Tuttavia è l'unica passione che non conduce necessariamente a un esistere terrestre e ferino, ma che è in grado di trasformarsi trovando oggetti differenti per il proprio scopo, non bellezza di corpi, ma bellezza di idee, e sarà proprio la qualità dell'amore a svelare la qualità degli uomini. Ciò che in Bruno è completamente assente - ed è senz'altro un effetto cristiano su un tema radicalmente greco - è l'apprendistato dell'amore, fondamentale in Platone, dove la nascita di un amore sensibile, nel rapporto tra amante e ama99
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