Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

di Bruno, cioè le Enneadi di Plotino. Quivi ciò che rende attiva ogni forma di vita è l'amore. L'amore è ciò che tiene insieme ogni forma di vivente, è il legame che consente di tradurre nella vicissitudine il ciclo della ripetizione e della eguaglianza, è l'assoluta persuasione del determinato, la sua bellezza contingente e la certezza del suo essere finito. Ma l'amore, sull'originaria scia platonica, non è solo ciò che consente di essere nella generazione e nella corruzione, ma anche il sentimento, come amore intellegibile, che consente di levarsi dal ciclo, di aprire una direzione verticale sulla circolarità dell'esperienza. È questa diversità che divide, come in Platone, o in Plotino, così anche in Bruno, le diverse nature degli uomini. La famosa città platonica che riproduce gli ordini qualitativi dell'anima è presente in tutta la sua chiarezza e la sua necessità. In un celebre passo degli Eroici Furori si può leggere la sintesi di questo pensiero che naviga oltre i millenni: Bisogna che siano arteggiani, meccanici, agricoltori, servidori, pedoni, e ignobili, vili, poveri, pedanti ed altri simili; perché altrimenti non potrebbono essere filosofi, contemplativi, coltori degli animali, padroni, capitani, nobili, illustri, ricchi, sapienti ed altri che siano eroici simili a dei. Confesso che mi piacerebbe avere la cultura di uno storico della lingua per dare esatto significato a ciascuna di queste parole, al di là dell'intuitivo procedimento concettuale, per raggiungere la linea di sfondo del discorso bruniano. Dirò solo due parole su «eroici simili a dei», che vuol dire uomini pervasi da un amore che li rende simili agli dei nel senso che il loro amore è un'esperienza sottratta alla caducità. Gli dei non hanno temporalità. Quindi «divino» si può dire di un eros che non ha la forma di quello lucreziano, che cerca, vanamente, un congiungimento, un'unione che, invece, la realizzazione dell'amore 97

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