dicalmente, l'arredo del mondo». In questa prospettiva si può richiamare l'esatta interpretazione che Heidegger stesso dà, nel saggio già citato, della famosa proposizione di Newton «hypotheses non fingo». Che vuol dire: non invento ipotesi che siano estranee al progetto intellettuale attraverso il quale sono in grado di produrre una filosofia naturale. In un senso più generale questo significa che esiste un vincolo rigoroso di linguaggio, e si potrebbe anche dire che l'idea di rigore scientifico, quella che l'epistemologia contemporanea ha tradotto in forme sempre più sofisticate di controllo logico del linguaggio, ha colà la sua prima apparizione genealogica. Ma che cosa desiderava essere un rigoroso controllo del linguaggio scientifico? Certamente la realizzazione di una forma del sapere valida «universalmente» attraverso una operazione fondamentale, quella del controllo logico che si univa all'insieme delle operazioni tecniche che ineriscono in maniera originaria alla produzione della conoscenza come sapere moderno del mondo. È sicuro che la nostra esperienza scientifica non immagina più, come nel caso di Newton (e di tutto il lungo effetto scientifico del newtonianesimo) di dare un tipo di «ordine del mondo», di rifare con la strumentazione tecnologico-scientifica quel cosmos che, nei racconti mitici, fu la normalizzazione ideale derivata dal caos originario. Se mai, proprio il contrario: immagina di essere in grado di descrivere, secondo un ordine, fenomeni che appartengono al disordine e alla dissipazione, così che da un tempo identico, immutabile e reversibile, si passa a una temporalità topologica, irreversibile, contingente. L'approfondimento di questi temi conduce, come è noto, a una mutazione del paradigma scientifico moderno, ma essa non ha come esito la mutazione della figura del produttore di conoscenza: esistono naturalmente forme selezionate della modernità che hanno una durata superiore rispetto ai contenuti scientifici che, come la tradizione newtoniana, sono stati il simbolo stesso della modernità. 91
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