Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

del furore eroico o negli slanci contemplativi dei poemi francofortesi. Se mai proprio il linguaggio della parodia, astratto in qualche modo dagli oggetti parodiati, finirà con l'avere riscontri nella letteratura successiva: proprio, cioè, l'inventività bizzarra delle forme, le catene sinonimiche, le neoformazioni verbali, i giochi etimologici, la fortissima coloritura popolaresca, la mescolanza di modi dotti e modi volgari, ma in sé, nel loro peso di grandioso gioco del linguaggio, indipendente da quei termini della parodia, come i costumi, Cristo, il cristianesimo cattolico e quello riformato, la Bibbia, l'aristotelismo, che, invece, tanto stavano a cuore al Bruno e sono la ragione del contemporaneo discorso sulla letteratura da trasformare e riformare anch'essa dopo aver mostrato come le sue strutture siano succube dell'errore, del vaniloquio, delle menzogne. Insomma, la letteratura finisce con il trionfare, proprio quella che il Bruno ha voluto indicare come totalmente ormai destituita di serietà e trattabile soltanto nella parodia, nell'irrisione radicale. Giorgio Bàrberi Squarotti 85

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==