Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

essere trattati in modo parodico, per beffa, per gioco, per irrisione, si tratti di Cristo come della mitologia pagana, della caccia come della bellezza femminile. Lo scherno degli dei, che il Bruno svolge nello Spaccio, non è un divertimento letterario, neppure come finzione per poter parlare di argomenti ben più gravi e arrischiati. È una presa di posizione nei confronti di un repertorio tanto mai ampio e frequentato della creazione letteraria: non più, per il Bruno, usabile se non nella parodia. La soluzione per la scrittura è racchiusa, allora, negli Eroici furori come poesia e prosa poetica della nuova letteratura come descrizione della venazione della verità, dell'allegoria di tale impresa, della conquista conclusiva che si compie trionfalmente, alla fine dell'itinerario dell'intelletto; e si esplica poi pienamente nei tre grandi poemi francofortesi. Già l'Aretino, nella splendida parodia della vicenda dell'amore di Enea e Didone sullo sfondo del sacco di Roma, contenuta nel Ragionamento, aveva indicato la via della distruzione dei modelli e dei modi di una letteratura troppo carica di serietà, anzi di seriosità, di fronte alla condizione reale della storia, dove Enea è un barone romano scampato dalla città preda dei lanzichenecchi, superbo, supponente, frivolo, millantatore e profittatore, e Didone è una matrona che si fa facilmente accalappiare, per trovarsi infine sedotta e abbandonata. La parodia dello Spaccio è sulla stessa linea, che amplia e ingrandisce enormemente. Ma si tratta di un ugualmente vano tentativo di rinnovamento del linguaggio delle scritture. Il poema epico ha, quando scrive il Bruno, appena celebrato l'altissimo fasto della Gerusalemme; il dialogo aristotelico quello non meno sublime dei Dialoghi del Tasso; il poema mitologico del Marino è alle porte; né il linguaggio della filosofia, che è al di là, come motivazione profonda, della parodia bruniana, come nuova forma di un nuovo contenuto di pensiero, fonda davvero i modi di una scrittura libera da ogni tradizione, neppure nell'allegoria 84

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