Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

vecchio fa Giove si conclude con il lamento sulle forze virili ormai perdute e con una specie di couplet che si potrebbe definire da melodramma giocoso ante litteram. Ma non si tratta soltanto di una trovata comica. È anche (e proprio i due versi conclusivi lo dimostrano) la prova dell'impossibilità, ormai, di assumere come argomento serio le imprese di Giove, non diversamente dagli amori di Venere. I miti di Io, di Semele, di Danae, di Leda, di Ganimede, non hanno più nessuna possibilità di seria ripetizione di fronte all'immagine di Giove impotente ormai, col fiato grosso, artritico, gottoso, che ha il passo incerto; e ugualmente improponibile è il Giove della conquista dell'Olimpo con la cacciata di Saturno o quello della lotta vittoriosa contro i Giganti (e significativamente il Bruno pone nel giorno anniversario di tale impresa il concilio che Giove convoca chiamando in assemblea tutti gli dei). Anche nell'ambito del linguaggio della scrittura, allora, c'è da verificare e definire un capovolgimento delle cose, che coincide, nello Spaccio, col progetto dell'opera come riforma dell'intero universo partendo dall'alto, dal cielo, da Dio, e utopia di un mondo liberato da ogni inganno e falsità e frivolità, e dedito interamente alla contemplazione del vero filosofico e cosmico. L'utopia, come la metamorfosi, vengono dall'alto, non sono conseguenza dell'opera degli uomini, ma dell'illuminazione del filosofo e dei pochi che sono in grado di seguirlo e comprenderlo. Agli uomini comuni vanno ottimamente tutte le figure dei vizi e della grossolanità che Giove caccia dal cielo, tanto è vero che via via i segni cacciati sono destinati a vari luoghi o popoli o situazioni del mondo, perché ivi si troveranno a loro perfetto agio e potranno fare le loro prove, reperendo opportunamente l'ambiente loro adatto, quale più non è il cielo dopo la riforma di Giove. Ma, se tutto muta radicalmente, allora i temi e i linguaggi della tradizione letteraria ugualmente hanno da sparire e trasformarsi in altro; e intanto non possono che 83

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==