Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

tra gli denti ed orecchi, per farti sembrar un crocodillo. Lascio che, o ridi o non ridi, ne la fronte il geometra interno, che ti dissecca l'umido vitale e con far più e più sempre accostar la pelle a l'osso, assotigliando la cute, ti fa profondar la descrizione de le parallele a quattro a quattro, mostrandoti per quelle il diritto camino, il qual ti mena come verso il defuntoro. Non siamo affatto all'interno di quel microgenere letterario che è la descrizione comica della donna vecchia e brutta, con le radici trecentesche e ampi sviluppi berneschi. Qui il discorso di fondo del Bruno è sulla fine della mitologia come tema e anche come linguaggio della scrittura letteraria. Di Venere con tutte quelle rughe sul volto, scavate dall'aratro del tempo, più non si può proprio trattare, narrando avventure amorose o favoleggiando del suo palazzo a Cipro e di Cupido e degli Amorini. Cupido non scocca più frecce dagli occhi e dalle labbra di Venere. La scrittura ha da usare altre forme o, meglio, può, sì, usare i modi e le figure di sempre, ma con la consapevolezza critica che si tratta di Veneri invecchiate e di Giovi ormai diventati deboli e impotenti, come il padre degli dei dice, descrivendo se stesso: Ecco, a me si dissecca il corpo e mi s'umetta il cervello; mi nascono i tofi e mi cascano gli denti; mi s'inora la carne e mi s'inargenta il crine; mi si distendono le palpebre e mi si contrae la vista; mi s'indebolisce il fiato e mi si rinforza la tosse; mi si fa fermo il sedere e trepido il caminare; mi trema il polso e mi si saldano le coste; mi s'assottigliano gli articoli e mi s'ingrossano le gionture: ed in conclusione (quel che più mi tormenta), perché mi s'indurano gli talloni e mi s'ammolla il contrapeso, l'otricello de la cornamusa mi s'allunga ed il bordon s'accorta: "La mia Giunon di me non è gelosa, / la mia Giunon di me non ha più cura". La descrizione che delle condizioni di se stesso come 82

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