la religione biblico-cristiana, dell'etica che ne è derivata, ha come momento complementare e necessario l'analoga liquidazione dei linguaggi delle scritture che perpetuano quegli errori, quelle falsità, e anche soltanto una concezione frivola ed edonistica della letteratura. Non si spiegano altrimenti l'irrisione della caccia e ancora meno la descrizione di Venere invecchiata, già con l'idea di fondo della vanità della letteratura che canta la bellezza tanto precaria e rapida a fuggire e a lasciare il posto ai guasti dell'età: Shakespeare, Donne, l'Artale e tanti altri poeti marinisti coglieranno l'aspetto tragico dell'invecchiamento della bella donna o dea, mentre il Bruno ne intende rilevare il significato di vanità che la bellezza fisica è, onde non è degna di costituire ancora argomento di scrittura, nel trascorrere dei tempi che vogliono un nuovo concetto di bellezza, che il Bruno espone negli Eroici furori, quando porrà come scopo della venazione dell'intelletto dell'uomo la luce splendida di Diana-Verità. Giove stesso descrive i segni della vecchiaia sulla bellezza di Elena: Tu ancora, mia sorella, se non credi ad altri, dimandane al tuo specchio; e vedi come per le rughe che ti sono aggionte e per gli solchi che l'aratro del tempo t'imprime ne la faccia, porgi giorno per giorno maggior difficultade al pittore, s'egli non vuoì mentire, dovendoti ritrare per il naturale. Ne le guancie, ove ridendo formavi quelle due fossette tanto gentili, doi centri, doi punti in mezzo de le tanto vagge pozzette, facendoti il riso, che imblandiva il mondo tutto, giongere sette volte maggior grazia al volto, onde (come dagli occhi ancora) scherzando scoccava gli tanti acuti ed infocati strali Amore, adesso, cominciando dagli angoli de la bocca sino a la già commemorata parte, da l'uno e l'altro canto comincia a scuoprirsi forma di quattro parentesi, che ingeminate par che ti vogliano, strengendo la bocca, proibir il riso con quelli archi circonferenziali, ch'appaiono 81
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