meno clamorosamente evidenti i temi anticristiani e le parodie blasfeme, ma è questo un motivo da non sopravvalutare davvero, se si tiene conto della sostanziale trasparenza delle trasposizioni bruniane dall'ambito mitologico a quello della parodia di Cristo, sia con Orione, sia con la Lepre, sia con il Centauro. Non c'è nessun intento di puro gioco fantastico di tipo lucianesco, come nell'opera del Franco, né l'altro gioco di riduzione borghese e borghigiana dei personaggi del mito in funzione di un'alternativa rispetto alla letteratura cavalleresca ed epica, come intende f are il Tassoni, né c'è il puro lavoro sugli equivoci e sulle trovate novellistiche più o meno comiche di un Bracciolini (e tanto meno il parlare dei «ragguagli» per trasposizioni e per allusioni letterarie e politiche in chiave può essere avvicinato al dialogo del Bruno). Se mai, se è vero che parlare di Giove e degli altri dei in modo irriverente e blasfemo e dirli invecchiati e raccontarne la decisa riforma nella prossimità della loro scomparsa a favore di un nuovo dio che verrà fuori dalla palingenesi universale (che la filosofia del Nolano determinerà), è più sicuro e meno arrischiato che parlare direttamente del Dio cristiano, è tuttavia da aggiungere che c'è pure un altro intento nella scelta letteraria del Bruno di scrivere un dialogo satirico ponendo come protagonisti gli dei dell'Olimpo, ma facendo riferire da Sofia (dalla Sapienza) quanto è accaduto in cielo e anche le diverse prese di posizione degli dei sul modo di riformare il cielo stesso, cacciandone le immagini dei vizi e ponendo al loro posto quelle delle virtù, in un dialogo con Saulino (che è nome presente nella f amiglia del Bruno stesso), con qualche intervento di Mercurio, cioè mediando tutta l'invenzione entro una struttura dialogica pur molto allentata e quanto più è possibile volta verso il libero distendersi all'interno dei modi narrativi. I dialoghi non sono degli dei, almeno nella costruzione dello Spaccio. Sofia riferisce quanto gli dei olimpici han79
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