Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

teratura di tanta diffusione e fortuna e tanto presa sul serio nella gerarchia dei valori letterari del Cinquecento. Gli oggetti parodiati nello Spaccio sono ben più elevati e ben più rischiosi per chi voglia irriderli e beffeggiarli. La parodia esclusivamente letteraria delle formule del petrarchismo, in ogni caso, è correlativa alla condanna etica di una scrittura che appare al Bruno destituita di ogni serietà morale, vano sfogo di chi è incapace di più alto sentire e di più vero scrivere. Ma ciò che conta davvero, nello Spaccio, è l'estrema elevatezza sostanziale, non soltanto formale, dei comportamenti, delle idee, delle scritture fatte oggetto di parodia. Siamo qui al livello più alto della negazione bruniana di ciò che la letteratura e, in genere, la scrittura hanno fatto oggetto di consacrazione e di memoria: ma, per il Bruno, tale elevatezza è uno specchietto per gli uomini di scarso intelletto e di poca dottrina, mentre in realtà si tratta di favole degne di ogni irrisione, soprattutto, poi, i dogmi cristiani (e cattolici in specie) della doppia natura di Cristo e della presenza reale di Cristo nell'Eucaristia. Ma la parodia bruniana tocca anche altri termini più mondani e, anzi, politici, come si può vedere da quanto si dice, subito dopo la beffarda evocazione di Cristo come lepre che si offre a tutti in perpetuo cibo senza consumarsi mai, a proposito della caccia. Padre santo, poi che hai tanta potestà che puoi fare di terra cielo, di pietre pane e di pane qualch'altra cosa, finalmente puoi fare sin a quel che non è né può esser fatto: fa' che l'arte di cacciatori, idest la Venazione, come è una maestrale insania, una regia pazzia ed uno imperial furore, vegna ad essere una virtù, una religione, una santità; e che grande sia onore a uno per esser carnefice, ammazzando, scorticando, squartando e sbudellando una bestia salvaggia. Di ciò, benché convenerebbe a Diana di priegarti, tuttavia io la <limando. 69

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