Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

tamento, in funzione della celebrazione dell'attività, dell'impegno di lavoro e di azione, contro la predicazione alla prudenza o alla rassegnazione o alla solitudine, tipica della cultura cristiana; i princìpi della Riforma, che appaiono al Bruno come un'esaltazione ancora della pedanteria dell'interpretazione di testi, quali quelli della Bibbia, nati da una cultura inferiore e tributaria, quale il Bruno considera quella ebraica; l'esistenza stessa di Cristo e della religione che ne è derivata; la vita sociale; la politica; il concetto di provvidenza nell'ambito delle vicende umane, rappresentato in una delle pagine più fervidamente inventive e grottesche di tutta l'opera, come quella che si preoccupa della sorte degli scarafaggi, delle bestemmie degli uomini quando la minestra sa di fumo, dell'origine del seme con cui un marito ingraviderà la moglie e di tante altrefaccende ridevoli del genere; gli arbitri e le stoltezze dei prìncipi; i vizi dei popoli. Nello Spaccio il Bruno affronta in modo totale gli aspetti storici e ideali del mondo. La parodia che egli sceglie come forma essenziale della sua letteratura ha l'uguale natura della totalità: nulla le ha da restare estraneo, perché un'autentica e radicale riforma dell'universo è necessaria, onde la rivelazione della nuova verità filosofica che il Bruno è certo di aver scoperto e di dover proclamare possa trovare lo spazio d'accoglienza ben preparato dall'opera demolitrice della parodia, dell'irrisione, del grottesco. È certamente anche una parodia come discorso sulla letteratura: non soltanto situazioni, concetti, dogmi devono essere demoliti, ma anche le forme del linguaggio e dei generi letterari che hanno manifestato e comunicato quei princìpi ormai vani e insensati. Si può pensare alla molta letteratura di ripresa celebrazione religiosa dopo il concilio tridentino, come Le lagrime di san Pietro del Tansillo nolano, tanto dal Bruno ammirato e amato da farne uno degli interlocutori degli Eroici furori e dall'assumere dentro tale dialogo, reinterpretandoli in senso filosofico, 66

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