Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

tasma creato dalla stolidezza e dalla credulità degli uomini comuni, che si pascono di simili fole. In momenti come questo, il fondamentale impianto anticristiano dello Spaccio si fa più evidente e clamorosamente provocatorio. Il Bruno tende a colpire due punti essenziali della fede cristiana: l'incarnazione di Cristo nella doppia natura divina e umana e la presenza reale di Cristo sotto le specie eucaristiche, nei due emblemi della Lepre e del Centauro. Il primo principio è comune alla Chiesa cattolica e alle chiese riformate, che il Bruno accomuna nell'uguale irrisione; il secondo è, invece, specifico del cattolicesimo. Ma non sono, queste, distinzioni che, a questo punto dello Spaccio, importino particolarmente al Bruno: ciò che conta è la radicale e blasfema parodia di tutto ciò che si riferisce, nella religione, a Cristo. In questo modo, il Bruno prende le più nette distanze rispetto alla letteratura contemporanea d'intento e argomento restaurativo dei temi religiosi, sia in ambito riformato, sia in ambito cattolico: le varie creazioni del mondo, le crociate, le rime sacre già diventate uno spazio deputato e preciso all'interno dei canzonieri del secondo Cinquecento, le vite dei santi e le altre opere di edificazione, anche di aretiniano esempio, le disquisizioni teologiche. La letteratura che il Bruno sceglie è quella che sostanzialmente è indicata nella formula con cui Giove condanna gli stupidi e gli ignoranti, che hanno la stolta paura della morte e hanno bisogno di conforti e soccorsi d'insensate pratiche rituali e di orbe credenze: quella che ha come proprio spazio «l'inespugnabil muro della filosofica contemplazione vera», e ha come argomenti «aperta la verità... e chiara la necessitade de l'eternità d'ogni sustanza», in «conformità de la natura superiore e non errante». Negli Eroici furori, come già nel Candelaio, il Bruno irride alla poesia d'amore, parodiando le formule petrarchesche e dei petrarchisti e dichiarandone l'uso del tutto disdicevole ai veri uomini, che non si perdono in tali vanità d'uso 64

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