Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

no di una verginità materna e con questo l'acquisizione delle mancate teorie sessuali infantili. In mezzo sta tutta la sequela di impossibilità e di costrizioni in cui si affanna il nevrotico. Negandosi all'amore del coniuge e perseverando nella posizione di figlio, egli rinuncia alla libertà dell'amore per la difesa della parentela e declassa le proprie teorie sessuali nella litigiosità, che respinge il coito dei genitori, e nel malumore, che fa di lui il partner mascherato di uno di essi. Come ho già raccontato una volta, a un mio paziente capitò di sognare «un microscopio che era un telescopio». Un bambino che aveva vissuto i giorni della insurrezione di Budapest del 1956, e della successiva sanguinosa repressione, soffrì per anni di una nevrosi traumatica. Restava sveglio la notte, presso la finestra che dava sulla strada, per il timore che il cielo non cadesse sulla terra. Una bambina a Milano, che aveva colto in un lampo la visione del genitore che a letto teneva in una mano la mammella della madre, quando non stava sulla porta della loro camera da letto per assicurarsi che la mamma non fosse morta, restava alla finestra, incapace di dormire per il timore che il cielo si abbattesse sulla terra. Principio di ogni creazione e creatività è sollevare dal mondo la volta del cielo. Cielo e terra coinvolti, come mostra Leone Ebreo, in una grandiosa copulazione. Un microscopio che è un telescopio: il dislocamento della materia germinale che così si configura mi porta a pensare a Giordano Bruno che spostò nei cieli lo sgomento con cui a sua volta guardava alla violenza traumatica dell'atto sessuale preoccupato soprattutto di salvaguardare la distanza e l'integrità dei corpi celesti. La storia della parola «sgomento» in tutta l'Qpera del Nolano permette di scoprire come la teoria del cielo si radichi in una teoria della sessualità. Allo stesso modo è dallo «smarrimento del peregrino», dal suo stesso smarrimento di esule gettato quasi in una caduta senza fondo, è dal ricorrere della parola «smarrimento» nella 6

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