Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

stitue", "bisogna rispettare il nero. Niente deve prostituirlo"), la baldanza e vitalità giovanili (il nero prende vita alle sorgenti segrete e profonde della buona salute. "Dal buon regime e dal riposo, o meglio, dalla pienezza della forza fisica dipende il sordo ardore vitale che produrrà il fusain"). Con la forzatura dell'arte e della volontà, a dispetto della verosimiglianza che oppone la natura debole e malaticcia del giovane Redon, abbandonato perciò a Peyrelebade, incapace di sforzi fisici e cui era prescritto di evitare le fatiche intellettuali, nella scelta del Nero, nell'adozione amorosa della severa tecnica del fusain trova attuazione la verifica matriarcale della somiglianza che consente l'attribuzione di un figlio a un padre. Se «ebbe dei neri» il padre ebbe anche lui. L'abolizione totale del colore che ancora traspariva nelle carte tinte di rosa o giallo o blu dei primi disegni a carboncino, cosa che avviene col passaggio alla stampa litografica, rende efficace la trasmissione del genio del nero, quello che genera il padre, il figlio e la sua arte. La forza riparatrice della materia si spinge a operare retrospettivamente sulla generazione stessa del soggetto, a stabilirne finalmente la purezza provata sullo splendore "integrale", senza "mescolanze" dei "neri". Il mondo della palude viene disintegrato sotto lo stesso sguardo della Chimera (65). Così l'artista esplica il suo "senso innato per organizzare la materia" riorganizzando il mondo e la sua stessa nascita. Al momento propizio, nel cuore della vita cioè, prima che la vecchiaia estingua il potere di trasformazione e di trasmissione del carbone, "all'ora felice dell'effervescenza e della forza propizia", "la vitalità stessa di un essere" scaturirà dalla materia nera, "la sua energia, il suo spirito, il riflesso della sua sensibilità, un residuo della sua sostanza in qualche modo". 191

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