Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

miracoloso si è prodotto nella sua esistenza ne fanno un uomo che più che vivere sembra per così dire essere "vissuto" da qualcosa di più alto di lui: tutto questo agisce come un invito a ricercare un significato globale della sua vita che si ponga al di là di questa cortina di eventi che lo coinvolge, e che permetta di dare ad essa una sua compiutezza. Sarà allora l'impresa che egli ha condotto a buon fine come sapiente a costituire il filo che permetterà di collegare tra loro le sfere diverse della sua esistenza. Ad un aspetto sovrarazionale corrisponde quindi un aspetto razionale; i due momenti appaiono intrecciati tra loro in modo indissolubile: poiché Cardano è colui che ha saputo elevarsi al di sopra degli altri uomini, ed accedere alla zona di confine da cui è possibile gettare lo sguardo nella sfera dell'intelligibile, egli potrà porsi come guida nei confronti degli altri uomini, comunicare loro una conoscenza della natura che, nonostante tutti i suoi limiti, conserverà il carattere dell'eccezionalità. Le sue opere saranno lo specchio di una mens che trova in esse la sua immortalità e segneranno quindi la gloria dell'individuo Cardano. Sulla base del fatto che sia Bruno che Cardano, sia pure in modi diversissimi, si presentano quali mediatori tra sensibile ed intelligibile, tra umano e divino, si rende possibile istituire un parallelo tra le due figure, che, qui, ha solo lo scopo ben delimitato di poter aggiungere qualcosa alla storia dell'homo perfectus ed alla sua relazione con il malinconico. Diverrà così inevitabile, come già appare chiaro, chiamare direttamente in causa la figura del Cristo o, in altri termini, la discussione teologica sul rapporto che il Cristo, homo perfectus per eccellenza, intrattiene con il grado di perfezione che è dato all'uomo di conseguire. Certo, Bruno, a differenza di Cardano, presenta se stesso in modo esplicito quale mediatore tra l'uomo e la divinità, e la sua riforma investe esattamente quei campi che 16

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