Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

quelli della curiosità, del cimento e del guadagno. Quello che più interessa ai fini di questa ricerca è il personaggio Ulisse e il suo modo di spostarsi ed esplorare; quindi cercheremo di inquadrare nel modo più chiaro possibile questo aspetto, iniziando dalle ragioni degli approdi e dalle loro finalità. Gli scopi del viaggio 2.1 La prima parte del racconto di Odissea ai Feaci, che occupa il nono e il decimo libro dell'Odissea, riguarda come è noto gli approdi dai Ciconi, dai mangiatori di loto, dai Ciclopi, da Eolo, dai Lestrigoni e infine da Circe. Che cosa accomuna tutte queste avventure e come mai possono costituire una unica trattazione, diversa da quelle che seguono, dalla discesa agli Inferi cioè fino all'arrivo a Itaca? Abbiamo detto che il suo viaggio obbedisce ai criteri della curiosità, del cimento e del guadagno. Questi termini sono espressi dai verbi Jtuv{}éxvoµm, JtcLQaOO e dal sostantivo XQOt Ogni volta infatti che approda in un'isola nuova, sono sempre presenti all'inizio dell'esplorazione una, quando non due, di queste finalità. 2.2 È noto che il racconto del viaggio che lo ha portato dalla rocca di Troia all'isola dei Feaci viene fatto da Ulisse stesso al re Alcinoo e alla sua corte nei canti che vanno dal nono al dodicesimo del poema. Tutte le avventure per le quali noi continuiamo a ricordarlo sono dunque informazioni di prima mano, e differiscono in qualche modo dallo stile così dilatato del resto del poema, che risponde al modo di narrare tipico dell'epica: perdersi e dilungarsi in episodi secondari non funzionali al filo del racconto, i famosi «episodi svariati» di cui parla Aristotele nella sua Poetica1 • I cinque canti con il protagonista che funge da narratore sono densi di avvenimenti concatenati, ricchi di avven153

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