Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

mune, attivo sia nell'uno che nell'altro caso» (OSF, VI, 239). La «facile» spiegazione freudiana di questo motivo comune si basa sul presupposto che l'origine della curiosità intellettuale nei bambini debba riassumere l'origine del pensiero in generale, perché «lo sviluppo mentale del singolo ripete in forma abbreviata il corso evolutivo dell'umanità» (OSF, VI, 242). Freud qui applica direttamente le sue scoperte fatte nel saggio Teorie sessuali dei bambini, dove metteva in luce, come s'è visto, il fondamento emotivo della ricerca cognitiva infantile. Il bambino costruisce «teorie» (fantasie) sulla provenienza dei bambini e sulla differenziazione sessuale per poterne spiegare la sconvolgente realtà. Considerato pertanto il costante presupposto di un'equazione tra infantile e primitivo nella ripetizione ontogenetica della filogenesi, a questo punto Freud cerca paralleli tra le spiegazioni infantili fantastiche della procreazione e le spiegazioni mitologiche della creazione in generale, e questo ci conduce in un ambito d'analisi noto. Se il saggio sulle teorie sessuali dei bambini aveva dimostrato che la prima «teoria» sessuale infantile attribuisce alla madre il pene, la situazione parallela in ambito mitologico è «il fallo aggiunto al corpo femminile... [come]... forza creativa primigenia della natura» (OSF, VI, 240). Secondo Freud, questa è la ragione per cui il contenuto manifesto del «ricordo» di Leonardo maschera il contenuto latente con «l'avvoltoio». Si presume che Leonardo conoscesse da adulto il simbolismo (materno) egizio dell'avvoltoio, che si pensa sia stato legato per via associativa alla sua «teoria» sessuale infantile circa il possesso del pene da parte della madre (scenario molto simile al contesto onirico descritto nel saggio sulle teorie sessuali dei bambini: il sognatore maschio osserva un pene «al posto dei genitali femminili»). Ogni individuo tuttavia utilizza la «traccia indelebile» della fantasia del fallo materno 132

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