Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

con un gesto che ci pare soltanto precauzionale o difensivo: Noi riferiamo la fantasia al fatto di venir allattato dalla madre, e troviamo la madre sostituita da un avvoltoio. Da dove viene questo avvoltoio e in che modo lo ritroviamo in questo contesto? Qui si offre spontaneamente un confronto così poco ravvicinato che si sarebbe tentati di rinunciarvi [Einfall bietet sich da, so fernab liegend, dass man versucht ware, auf ihn zu verzichten] ( OSF, VI, 233). Il gesto di Freud potrebbe a prima vista intendersi come richiesta retorica di indulgenza da parte del lettore, richiesta il cui «contenuto manifesto» esprime la comprensione da parte di Freud della situazione del lettore. È come se dicesse che anch'egli rifiuterebbe il materiale che sta per presentare se lo stesse leggendo per la prima volta, e quindi chiede al lettore di seguirlo per il tempo necessario a colmare quelle che sembrano lacune logiche. E se invece non esistesse alcun modo di colmare queste lacune? Se esistesse in altri termini un contenuto «latente» del desiderio freudiano di mettere da parte la sua opinione, ovvero il desiderio di esprimere questa opinione anche se non adempie al ruolo assegnatole nell'argomentazione in corso? Quando Freud afferma che «si offre spontaneamente un confronto così poco ravvicinato che si sarebbe tentati di rinunciarvi», sta sicuramente ripetendo la «regola fondamentale» della psicoanalisi, ossia l'ingiunzione che il paziente faccia lo sforzo di non censurare i propri pensieri, ma dia voce al tipo di pensieri solitamente repressi: precisamente qualunque cosa «si offre spontaneamente [come] un confronto così poco ravvicinato che si sarebbe tentati di rinunciarvi». Qualsiasi analista resterebbe oltretutto sconcertato se un paziente che apparentemente si attenesse a questa regola fondamentale esitasse a dire qualcosa e poi si mettesse a dare infor126

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