esiste miglior modo per illustrare la loro natura che pensare come sorse presso i popoli antichi la storiografia» (OSF, VI, 230). Freud fa notare come, nella sua fase costitutiva, un popolo debba lottare per poter sopravvivere, e lasci quindi poche tracce di sé: ciò corrisponde alla fase della prima infanzia solitamente soggetta ad amnesia. Più avanti, quando la lotta per la sopravvivenza è terminata, il popolo giunge a un'epoca di riflessione, durante la quale viene lasciata una testimonianza degli avvenimenti del passato periodo, paragonabile ai ricordi coscienti di un individuo adulto. Infine, e per ragioni per lo più tendenziose, un popolo tenta di reinterpretare le poche rimanenti tracce delle proprie origini secondo le credenze del presente, e in base a documenti storici. Si crea dunque una storia dell'antichità di quel popolo, e questa storia deforma qualsiasi traccia recuperata delle epoche remote, adattandola ai bisogni del presente, secondo modalità affini alle modalità di formazione dei presunti ricordi d'infanzia, come quello contenuto negli appunti di Leonardo (OSF, VI, 230). Per quanto Freud non ne parli qui esplicitamente, come invece in Teorie sessuali dei bambini, bisogna tener presente che questo paragone implica anche una relazione di carattere repressivo tra le tracce primitive e la storiografia. La scarsità di indizi sull'epoca primitiva è legata alla loro cancellazione-repressione in un'amnesia generale della «storia» primitiva. Oltretutto, le tracce primitive non sono necessariamente ricordi nel senso di iscrizioni di avvenimenti reali, ma possono essere tracce nel senso di iscrizioni di fantasie figurative inconsce - per esempio la fantasia di ciò che può essere rappresentato solo figurativamente perché non esiste: la fantasia del pene della madre. Queste tracce «fantastiche» sono sia indelebili che necessariamente soggette a repressione, o perlomeno a un tentativo di repressione. Una volta stabilito, tramite il paragone con la storio123
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