Noi sappiamo però che, se anche il «furioso», e la vita del filosofo diviene di fatto una fedeltà al proprio tipo, una adeguazione alla propria anima, non può giungere all'Uno, il suo più alto livello di contemplazione lo trasforma in un essere divino. La conoscenza è una metamorfosi vitale, e il filosofo diventa un solitario dio nel mondo dove ogni cosa mostra il tralucere del desiderio originario :iell'Anima di farsi mondo, e quindi di diventare figura precaria del tempo. È molto bene comprensibile che una figura di filosofo come questa potesse diventare un emblema per lo Schelling dell'unità vivente, anche se in Bruno l'intentio conduce correttamente al concetto e non a una intuizione del tutto. L'operatore della conoscenza è quindi un uomo straordinario che cresce nella solitudine della sua storia personale, che deve farsi verità nella ostilità dei falsi saperi. La conoscenza è contemplazione di ciò che si può vedere solo con gli occhi della mente e le parole e il raziocinio sono l'occhio della mente. Tra parole e invisibile è supposta una trama di corrispondenza, e la corrispondenza stabilisce di fatto che ogni allievo non possa essere che un partecipante a una rivelazione. È ben nota la vicenda della fortuna dell'opera di Bruno dopo la tragedia del febbraio del 1600 a Campo dei Fiori, quando il silenzio, la prudenza, la riservatezza, il canale sotterraneo, furono i tramiti della diffusione della sua filosofia. Alla storia per molti aspetti nota si può aggiungere che, già nella sua origine, la filosofia della natura di Bruno ha la caratteristica di una comunicazione che corre la strada di una verità altissima, insegnabile ma circoscritta, la trasmissione di un segreto di anime che siano in grado di sopportarla nella sua sfolgorante luce. Domandiamoci ora che cosa sia la natura: sappiamo che essa è vestigio, rilucente bellezza, ciclo, vicissitudine, autoproduzione, "physis": la natura di un greco alla soglia della età moderna. La conoscenza non ha mai la ca103
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==